Opinioni | 04 Marzo 2019 | Autore: Tommaso caravani

Storie di ponti, acqua e carrozzerie
Per chi da qualche anno vive e segue le vicende del mondo carrozzeria, quello che sta accadendo sul mercato in questi giorni potrebbe essere derubricato a corsi e ricorsi storici.

Gruppi multinazionali che sbarcano in Italia? Già visto. Nuove società che aggregano carrozzieri con formule di affiliazione? Stravisto. Accordi con canalizzatori che promettono più auto in carrozzeria? Direi che ne abbiamo abbastanza di esempi per affermare che, nonostante di acqua ne sia passata sotto i ponti, le dinamiche e le evoluzioni del mercato sembrano ripetersi.

Eppure, la storia non si ripete mai uguale a se stessa e i cambiamenti dell’ultimo periodo hanno tutti i presupposti per portare a una vera ristrutturazione nel numero e nella tipologia delle carrozzerie.
Sono due i fattori che imprimeranno un’accelerazione al cambiamento: la tecnologia e il cambiamento sociale. L’evoluzione tecnologica farà sì che solo chi ha investito, ed è preparato a lavorare con auto oramai computerizzate, resterà a galla, mentre chi si illude di poter sopravvivere grazie alla sinergia con il concessionario per il supporto informatico è destinato a perdere sempre più competenze e soprattutto competitività fino a venire epurato.

Ma il cambiamento più grande lo detteranno, come sempre, i clienti, persone che vivono sempre più l’auto per il suo utilizzo, piuttosto che per il suo possesso. Ad oggi, infatti, le flotte rappresentano oltre il 30% delle vendite di auto nuove e il trend non si fermerà. Ecco perché tutti i modelli economici e le formule aggregative, finora falliti a metà, hanno chances molto maggiori.

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