Opinioni | 14 Marzo 2016 | Autore: Elena Bove

Il patologico ricorso alle "Autoritá competenti"

Tra gli attori del sinistro non possiamo dimenticare ulteriori "agenti" ovvero figure che in virtù del ruolo svolto incidono concretamente nella definizione di un sinistro.

 

Il diritto, é cosa nota, ben conosce la patologia. Non mi riferisco unicamente alle patologie dell'atto giuridico, dei provvedimenti amministrativi e via dicendo, ma parlo di come una gestione patologica e distorta del diritto sia capace, a sua volta, di ammalare il cittadino. I diritti negati, l'allungamento spropositato dei tempi di risoluzione delle controversie, l'ingarbugliata matassa di leggi e leggine, stremano il danneggiato da sinistro stradale.

Accade spesso che una richiesta di risarcimento danni da sinistro stradale, che dovrebbe risolversi in tempi più o meno brevi, si avvii ad un contenzioso estenuante che si sarebbe potuto e dovuto evitare. Già perché dinanzi ad una richiesta contestata per incompatibilità dei danni lamentati, ad esempio, quella contestazione dovrebbe trasformarsi in denuncia da parte dell'assicurazione. Una denuncia che però, strano a dirsi, non viene quasi mai presentata! I numeri, a differenza di quel che Ania vorrebbe far credere, parlano chiaro! Quando un malato incontra medici bravi, efficienti e professionali, può ritrovare una rinnovata qualità di salute e tornare, dopo essersi sentito compreso, guarito alla sua vita. In questi casi la pazienza ripaga il paziente. In campo assicurativo accade l'esatto contrario! La pazienza si trasforma in impazienza fino a trasformare il danneggiato in paziente/malato. Tutto parte quando si subisce un sinistro. Danni, e lesioni che andrebbero risarciti ma che, invece di veder ristorate le legittime richieste di risarcimento, danno inizio ad un cammino che  affatica il danneggiato sempre di più fino a stremarlo, fino a quando si affida all'avvocato-curante che lo accompagnerà nella via crucis del risarcimento danni.

Perché accade? Perché a differenza della comprensione riservata all'ammalato al danneggiato viene riservato tutt'altro trattamento. Diffidenze, dubbi, il danneggiato viene posto sotto una lente di ingrandimento indagatoria perché certamente-mente. Dunque quando la fase stragiudiziale fallisce, quando il diritto al risarcimento viene negato, quando negoziare è solo utopia e quel che occorre è in realtà essere assistiti giuridicamente per veder finalmente riconosciuto il diritto al risarcimento del danno. E' in quel preciso istante che si consuma una sorta di ulteriore sinistro ai danni del danneggiato: potremmo dire che è un bis-sinistro. Occorre a quel punto un trattamento specifico, una terapia più tecnica. Si è così costretti a far ricorso alla "Autorità competente". Giudice di Pace o Tribunale, quale che sia la competenza, si incontra il primo step: i costi, e quindi parlerei più di stop. Non sono pochi quelli che si fermano davanti alla spesa da sostenere perché l'accesso alla giustizia e' per molti, oggi più che mai, limitato dai costi da sostenere. Quand'anche la causa da proporre fosse di competenza del Giudice di Pace e si decidesse di proporla in prima persona per risparmiare sui compenso di un legale, resterebbero sempre le spese di notifica, contributo unificato e marche.

Tutto senza tener conto della penalizzazione di dover sostenere le proprie ragioni in un giudizio avendo come contraltare un difensore fiduciario le cui conoscenze in diritto sono certamente superiori. Una lotta impari! Quando poi si decide di proporre la causa, sostenendone i costi c'è il confronto con i tempi giudiziari e con i gradi di giudizio. Ricordo ancora un cliente, seduto davanti a me, mi interrogava sbigottito e non capiva:" Ma quando andavate all'assicurazione tutte quelle volte cos'era?" Ed io: "Era la fase stragiudiziale", lui:" E poi con il Giudice?" Io:" Era il primo grado". Lui, sempre piú perplesso:" E adesso perché di nuovo?" Io :"Abbiamo vinto e ci fanno appello". Lui incalzandomi:"E ma poi finisce?" Io:"No, non è detto potrebbe esser necessario andare in Cassazione". A quel punto si alza sconvolto:" E ma qua allora non finisce più e come mi libero di quest' incubo? Perché la mia assicurazione non mi crede? A che serve questo indennizzo diretto?". E poi rassegnato:" Se lo sapevo non chiedevo niente!".

Come un malato che via via si aggrava, così il danneggiato in cerca di cura, di un medico che sani la patologia ingiustamente sofferta, avanza nella ricerca disperata di speranza. Il protrarsi dell'iter risarcitorio é come una sorta di accanimento terapeutico. Prosegue la vana ricerca di sollievo e così, dopo il primo ed il secondo grado pochi credono nella Cassazione, pochi investono in fiducia. Ecco questo è lo stato del danneggiato malato, accusato, vessato, giudicato e stremato. Stanco di credere nella speranza di una giurisdizione, delegata da medici che hanno tutto l'interesse a prolungare questa malattia.

Elena Bove
Professionista – Avvocato
Di Benevento
Elena Bove è avvocato di Benevento e giornalista pubblicista. Esercita la professione forense prevalentemente in controversie a tutela del cittadino nella circolazione stradale e nella responsabilità civile oltre che nella tutela del diritto dei consumatori.

 

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