Opinioni | 29 Aprile 2025 | Autore: Tommaso Caravani

La seconda rivoluzione digitale

Dall’arrivo di Internet alla rivoluzione dell’intelligenza artificiale, il settore dell’autoriparazione si prepara a una trasformazione epocale, dove macchine intelligenti potrebbero presto affiancare l’uomo in attività finora impensabili. 


Quando Internet arrivò nelle nostre case (in Italia eravamo circa a metà degli anni ’90, più di 30 anni fa per chi c’era e volesse sentirsi anziano), si parlò di un evento storico, destinato a cambiare la società, così come in passato lo aveva fatto l’introduzione della stampa a caratteri mobili nel 1400 o le due rivoluzioni industriali (la prima a metà del ’700 con l’arrivo della macchina a vapore, la seconda a metà dell’Ottocento con l’elettricità).

La rivoluzione informatica, così venne chiamata, è da anni al centro delle discussioni e, dal primo gracidio di un modem a oggi, non ha ancora trovato un pieno compimento, tanto che nessuno poteva immaginare come, ancora in piena fase di sviluppo, arrivasse la seconda rivoluzione informatica, innescata dall’intelligenza artificiale.
Nonostante questi strumenti siano infatti molto semplici da utilizzare, la loro applicazione è ancora solo all’inizio del loro potenziale e i cambiamenti saranno epocali.

Per capire perché, per esempio, nel settore dell’autoriparazione questi strumenti permetteranno cose fino a ieri impensabili, bisogna capire di cosa stiamo parlando.
La prima differenza, infatti, riguarda i modelli linguistici e quelli per immagini.
I modelli per immagini sono sistemi di intelligenza artificiale addestrati per interpretare, modificare o creare contenuti visivi. A differenza dei modelli linguistici, noti come LLM (Large Language Model, il cui esempio più famoso è ChatGPT), che elaborano testo, questi algoritmi lavorano sull’analisi dei pixel e figure di esempio visive, abilitando applicazioni che vanno dal riconoscimento facciale alla generazione di arte digitale.

Nonostante parlare di intelligenza sia in realtà un po’ esagerato, questi modelli permettono, sulla base di milioni di dati immagazzinati, di riconoscere gli oggetti che stanno vedendo e analizzare cosa fare.
Per questo, se fino a ieri era impossibile pensare alla sostituzione dell’uomo in alcune attività, oggi questa ipotesi diventa più realistica. Pensiamo a una classica attività di carrozzeria, come la verniciatura, i cui parametri distintivi, oltre alla pressione dell’aria e l’ugello utilizzato, sono principalmente “spazio e tempo” di applicazione. La differenza dell’uomo rispetto alla macchina è che sa distinguere le forme della carrozzeria, quindi adattare questi due parametri alla superficie. Fino a ieri, per programmare un robot a 4 assi serviva un ingegnere informatico e, di fatto, queste applicazioni sono sempre state esclusiva del mondo industriale, dove una macchina esegue milioni di cicli tutti uguali. Ma che succede se la macchina può interpretare la forma della superficie e adattare il lavoro autonomamente?

Stesso vale per attività più complesse, come lo stacco e attacco di un componente, per non parlare delle possibilità che si avranno nella diagnosi predittiva dei guasti, dove già oggi si sono iniziate a vedere applicazioni veramente avanzate.
Forse è ancora un po’ prematuro per il nostro settore affrontare questi temi, ma la velocità di crescita di questi modelli fa impressione e, anche se non sarà domani, è evidente che il mondo dell’autoriparazione sarà tra i primi a dover fare i conti con un modo tutto nuovo di lavorare.

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