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Cosa significa per il mondo automotive e della riparazione affrontare la sfida della globalizzazione? Riflessioni su pro e contro di un mondo dove tecnologia e piattaforme digitali contano sempre di più, dove fenomeni locali diventano globali in pochi click.
Anzi, se abbiamo imparato a conoscerla attraverso i prodotti fisici (la pizza, la vodka, il sushi, ma anche il low cost orientale e il fast fashion) e le catene commerciali (da McDonald's a, perché no, Bosch Car Service, tanto per fare un esempio nel settore), oggi ha allargato il suo campo d'azione, dominando e spopolando nel mondo digitale.
Fenomeni locali diventano globali nel giro di pochi click, con sconosciuti che improvvisamente estraggono dal cilindro del social di turno il biglietto della celebrità, accumulando in pochissimo tempo ricchezze inimmaginabili per le persone normali.
Questo accade perché il contenuto diventa virale e attraversa i continenti in un tempo record.
È successo così che un cartone animato in stile coreano, che racconta la storia di tre ragazze che combattono i demoni per portare la pace nel mondo a suon di K-pop (stile musicale, appunto, molto amato dalle giovanissime), sia diventato il film più visto di sempre su Netflix nel mondo, raggiungendo nel giro di poche settimane la ragguardevole cifra di 236 milioni di riproduzioni.
Se questo discorso sembra essere molto distante dal nostro settore, scavando un po’ più a fondo si può intravedere una tendenza generale che impatta anche sul mondo automotive e, in prospettiva, anche sul modo in cui le auto saranno riparate.
I fenomeni “modaioli” sono destinati ad aumentare, così come l’omologazione verso forme che andranno incontro al gusto globale.
Senza lasciarsi condizionare dalla nostalgia per il tempo che fu e per i designer del passato, questo vorrà dire che sempre più si utilizzeranno piattaforme comuni e si spingerà sul mondo digitale anche nel prodotto auto, che, con una felice definizione di cui non so a chi attribuire la paternità, diventerà sempre più uno smartphone con ruote.
Se poi si considera l’altra faccia della globalizzazione, e cioè la necessità delle aziende di avere grandi dimensioni per poter competere su mercati globali, ecco allora che i modelli “nazionali”, o forse già “continentali” avranno sempre più tecnologie comuni con quelle di altri paesi (basta vedere quanta tecnologia “europea” c’è sulle auto orientali).
Anche per l’autoriparazione si aprono sfide globali, perché se è vero che l’attività non può essere delocalizzata, l’impatto che può avere un brand multinazionale sul consumatore può essere devastante.
Tutto negativo? No, perché, così come la tecnologia toglie, allo stesso modo fornisce, e quindi anche la visibilità del piccolo può essere amplificata da questi fenomeni.
Il rischio, insomma, non sarà quello di dover cacciare un demone, ma di non vedere il cambiamento che sta arrivando, a partire dalle nostre scelte individuali.

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