Opinioni | 12 Ottobre 2015 | Autore: Elena Bove

Gli attori del sinistro: l'agente assicurativo

In caso di incidente chiamare l'assicuratore è la mossa sbagliata: vediamo perché con l'obiettivo di analizzare tutte le fasi del sinistro stradale

Sei alla guida della tua autovettura, patentato da anni, sicuro del fatto tuo. Il tuo gioiello, gelosamente custodito, ha anche lui qualche anno ed il suo, per te, è un valore inestimabile. Protetto amorevolmente dal freddo e dal caldo eccessivo in garage, lavato con accuratezza ogni weekend nulla porrà mai fine al vostro idillio.

Ecco però che un giorno, sulla tua strada accade il fattaccio: il sinistro stradale.

Già solo il termine "sinistro" non promette nulla di buono. Sei certo delle tue ragioni come sei certo della grande amicizia che ti lega all’assicuratore che da anni protegge te e la tua adorata (autovettura), dunque, nessun timore.

Chiami avvertendo dell’accaduto, come se chiamassi la tua mamma in ansia e segui i loro consigli: abbandona strane idee e recati subito da mamma-assicurazione!

Ti senti in una botte di ferro e corri in agenzia. Lì e, solo lì, compilerai il CAI quell’odioso e incomprensibile foglietto custodito e dimenticato in auto (che ha preso il posto del vecchi CID). Non ti importa di cosa dovrai scrivere l’importante è che il risarcimento arrivi subito e che tutto ritorni come prima.

Ecco, se questa storia avesse anche un audio, una sirena tipo quelle dell’allegro chirurgo avrebbe già suonato tanto da renderti isterico.

Dobbiamo, però, cominciare con lo sfatare qualche “falso mito”.

L’agente assicurativo presso il quale hai stipulato una polizza (che hai comunque l’obbligo di contrarre), foss’anche tuo fratello o la tua mamma, non è e non potrà mai essere un tuo amico.

Il tuo sinistro è per lui, prima ancora che per te, una voce di danno che dovrà gestire nel migliore dei modi. Ecco perché, ove mai il sinistro accadesse, è nell’immediatezza che devi “cristallizzare”(s’usa tanto nella cronaca dei giorni d’oggi) ciò che è appena avvenuto. 

Ogni singola voce del modello CAI ha un'importanza fondamentale perché sarà il documento che racconterà l’accaduto. Le immagini delle autovetture coinvolte, la loro posizione saranno il corredo necessario. L’intervento delle autorità ulteriore tassello.

Anche in questo caso, però, scatta l’odioso audio. Le azioni da compiere sono molte e, per quanto in tanti sentano di possedere LA conoscenza è innegabile che la gestione di un sinistro richieda competenze specifiche, professionalità ad-hoc e di vario genere.

Faccio degli esempi, magari l’immagine risulta meno sfocata. Sottovalutare la delicatezza nel compilare il modello CAI significa cadere in un tranello da cui è difficile uscire. Capita spesso di trovarsi davanti a danneggiati che avanzano richieste di risarcimento danno e dopo, solo dopo, l’apertura del sinistro si scopre l’esistenza di un CAI doppia firma esibito dalla controparte e recante firma autografa. È la saga del “..mah..io non sapevo cosa firmavo..” o anche del gettonatissimo :”..sai l’agitazione..l’incidente..lo spavento…”  . Sappiate che quel CAI con quella firma vostra sarà usato contro di voi, per cui, leggete, leggete ed informativi, verificate prima di firmare e se siete in dubbio consultate un professionista.Scarica file

Elena Bove
Professionista – Avvocato
Di Benevento
Elena Bove è avvocato di Benevento e giornalista pubblicista. Esercita la professione forense prevalentemente in controversie a tutela del cittadino nella circolazione stradale e nella responsabilità civile oltre che nella tutela del diritto dei consumatori.

 

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Tags: risarcimento in caso di sinistro Elena Bove sinistro stradale

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