Approfondimenti | 18 Maggio 2023 | Autore: Tommaso Caravani

A.I.P.E.D.: i periti chiedono un registro nazionale per le riparazioni

Abbiamo incontrato Luigi Mercurio, presidente di A.I.P.E.D. – Associazione Italiana Periti Estimatori Danni, per fare il punto su questa figura professionale e sulle proposte per migliorare la sicurezza stradale a partire da un sistema che tracci le riparazioni di un’auto.


Rinominato presidente nazionale di A.I.P.E.D. – Associazione Italiana Periti Estimatori Danni lo scorso 30 marzo, Luigi Mercurio ha chiare le idee sul ruolo del perito e della sua professione.

Un’attività, quella peritale, che si deve scontrare con molte problematiche: dall’evoluzione tecnologica al ruolo politico del comparto. Perché, se da una parte il perito si occupa di accertare e stimare i danni, è anche vero che strumenti come l’intelligenza artificiale (ma prima ancora i software in generale) ne stanno minando la figura, senza contare che questa professione, almeno nel mondo automotive, è schiacciata da compagnie assicurative, dal mondo dell’autoriparazione e dal consumatore.

Un ruolo terzo difficile da mantenere, anche per via di una legislazione che, secondo Mercurio, non aiuta. Lo abbiamo incontrato per capire cosa propone la sua associazione e quale sia, oggi, il ruolo del perito.
 
Iniziamo da un po’ di storia e di definizioni, chi è il perito oggi e in particolare qual è il ruolo di un perito nel mondo automotive?
Il perito è colui che si occupa di accertare e stimare i danni che subisce un bene mobile e questa è la funzione che dovremmo avere.
Da un punto di vista storico possiamo dire che la prima norma a regolamentare la nostra figura è stata la legge la legge 166 del 1992 per avere una definizione chiara e univoca di cosa sia un perito assicurativo. Con questa legge, infatti, il perito assicurativo diventa una figura professionale normata, il cui ruolo era regolamentato dall’ISVAP (oggi IVASS) e c’era anche un’attenzione disciplinare. Quella norma permetteva di stabilire il ruolo di tecnico del perito, con imparzialità definita e la cui professione era attenzionata dall’ente di controllo per i casi di conflitto di interesse. Questa norma proteggeva il perito anche dalle pressioni assicurative e, a mio avviso, era una buona norma, perché veniva disciplinata l’area professionale del perito.

Purtroppo la legge 209 del 2005 (detta anche Codice delle assicurazioni) ha di fatto abrogato la 166 e i periti sono passati dal controllo dell’ISVAP alla CONSAP (Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici).
Sì è trattato di un passaggio complesso, tanto è vero che è diventato effettivamente operativo solo nel 2012, e per noi ha rappresentato una criticità: se infatti in questa legge viene ribadito come il perito sia un estimatore dei danni, dall’altra ha perso la sua terzietà e la sua funzione di tecnico, fino al punto da diventare un operatore a servizio delle compagnie assicurative per stime e quant’altro.
 
Quindi cosa è cambiato in concreto?
Possiamo dire che prima il perito era una figura imparziale, poi essendo il suo ruolo integrato nel codice delle assicurazioni, è successo che il perito è diventato operante all’interno del meccanismo del risarcimento danni. Alcuni articoli di legge sono stati trasferiti all’interno della procedura e oggi gli articoli dal 156 al 160 del Codice delle assicurazioni regolano la figura del perito.
C’è un punto particolarmente critico e si trova all’articolo 156 della legge 209. Un articolo diviso in tre commi: il primo stabilisce che il perito possa effettuare una perizia, purtroppo però il secondo stabilisce che “le imprese di assicurazione possono effettuare direttamente l'accertamento e la stima dei danni alle cose derivanti dalla circolazione, dal furto e dall'incendio dei veicoli a motore e dei natanti”, mentre il terzo sottolinea la necessità di diligenza, correttezza e trasparenza dei periti.

Il comma 2 ha però permesso alle compagnie di creare network di periti fiduciari che operano per conto della compagnia. Da qui nascono i software dedicati e le direttive delle compagnie. In sostanza c’è stata una involuzione legata alla supremazia della committenza.
Poi la nascita di grandi studi ha fatto sì che la figura professionale sia sempre più estromessa dal suo ruolo, che noi riteniamo sia periziare lo status quo del danno dall’inizio alla fine delle riparazioni.
 
Eppure, indipendentemente da chi sia il committente, c’è una evidenza che la stima dei danni si stia sempre più automatizzando: questo rappresenta un rischio per la vostra figura?
Questo è un tema di dibattito e discussione molto attuale. In virtù del comma 2 del Codice delle assicurazioni, la tendenza è quella di andare verso delle stime automatiche, ma questo è possibile proprio perché la legge non stabilisce in maniera chiara chi sia abilitato a effettuare la stima dei danni.
La poca chiarezza di questo comma porta a molta confusione. Oggi ci sono molte società che utilizzano operatori esterni e non necessariamente periti. Uno dei dilemmi maggiori riguarda ad esempio l’utilizzo delle fotografie e su questo ci stiamo muovendo per chiedere delucidazioni agli organi competenti, perché alcune procedure potrebbero superare gli aspetti normativi. Diciamo che in generale la legge lascia un cono d’ombra proprio nel comma 2 della legge sulle assicurazioni.

Oggi poi con l’avvento dell'intelligenza artificiale è possibile individuare i danni solo da foto con algoritmi sicuramente validi, ma a questo punto il ruolo del perito diventa fondamentale nel certificare l’attività del software.
Il rischio che vediamo è che questi strumenti possano essere utilizzati senza l’assistenza del perito. Ma soprattutto voglio sottolineare che un perito non avrebbe la possibilità di accertare effettivamente il danno ed eventualmente le criticità da remoto, al massimo si può arrivare a una stima presunta, ma non a una perizia vera e propria.
 
Eppure quando un giudice chiede una perizia molto spesso il danno viene valutato solo fotograficamente, sbaglia quindi il giudice?
Ci sono situazioni in cui è impossibile agire diversamente, e quando viene nominato il CTU (consulente tecnico di ufficio) molto spesso non esistono alternative alle interpretazioni fotografiche. Il problema è che il perito non riesce a lavorare preventivamente. Il perito dovrebbe essere un tecnico che serve a verificare l’esistenza del danno e che la perizia sia effettuata anche a fine lavori, in questo modo si avrebbe la massima tutela del consumatore e della sicurezza stradale, oltre che quella del riparatore e della compagnia. Questo perché non è detto che una valutazione da remoto non comporti dei problemi successivi.

Qui rientriamo in un discorso più ampio, perché in Italia non esiste una verifica della riparazione e non viene stabilito il ripristino obbligatorio del bene. Oggi come oggi è possibile verificare se ci sono stati degli interventi di manutenzione, ma non è detto che sia possibile sapere se ci sono stati interventi strutturali sul mezzo e se il ripristino è stato fatto in maniera corretta. Questo pone un enorme problema di sicurezza che non viene considerato. Spesso il veicolo danneggiante non è neanche sottoposto a perizia, nessuno si concentra mai sul fatto che le nostre strade possono essere piene di auto potenzialmente pericolose, perché non esiste una tracciabilità delle riparazioni.

Per fortuna i consumatori sono, come spesso avviene, più avanti della legge e oggi molti periti lavorano per valutare l’acquisto di vetture usate, perché si può scoprire se l’auto ha subito dei lavori, ma è un accertamento sempre più complesso.
 
Fin qui le problematiche, ma quali sono le soluzioni?
Uno dei nostri punti cardine sarebbe l’abolizione del comma 2 della legge 205. Lo chiediamo da tempo, ma ci scontriamo con altri soggetti molto influenti come le compagnie assicurative. Da parte nostra abbiamo provato e proveremo ancora a ottenere questo risultato, ma ci rendiamo conto che si tratta di una strada complessa. Per questo abbiamo anche fatto proposte che concedessero una certa flessibilità rispetto alla nostra posizione. Per esempio proponendo che la compagnia potesse avere la sua valutazione, ma lasciando però la facoltà a chi riceve il danno di effettuare una perizia in contraddittorio.

Il problema sarebbe su chi nomina il perito imparziale, ma noi abbiamo proposto di utilizzare l’elenco di CONSAP verificando che il perito non abbia rapporti continuativi con la committenza. Abbiamo anche proposto di utilizzare il modello francese, per cui la compagnia ha libertà di nominare il proprio perito, ma con l’obbligo di avvertire il consumatore che può nominare il suo perito di parte. Certamente si tratterebbe di un aggravio di costi, che sarebbe però ampiamente compensato dal calo dei contenziosi. In caso poi di non coincidenza delle due perizie si potrebbe ricorrere a un arbitrato.

Oppure abbiamo proposto che nelle garanzie dirette, come le coperture vetri e grandine, per fare un esempio, dove esiste un contratto specifico tra le parti a differenza dell’assicurazione contro terzi, che è obbligatoria, possa valere ancora il comma 2, mentre nel caso dell’RC auto il danneggiato dovrebbe avere una perizia imparziale.
 
Tutte proposte atte a regolamentare i rapporti con il mondo assicurativo; cosa invece per il mondo dell’autoriparazione e del consumatore?
Anche qui abbiamo molte proposte che partono da problemi reali. Per esempio, manca una banca dati comune dei sinistri, che rimane in possesso della singola compagnia. In generale poi manca anche una banca dati dei sinistri attivi. Andrebbe riformata tutta l’RCA, probabilmente tenendo conto che anche l’auto del danneggiante subisce dei danni e andrebbe periziata per motivi legati alla sicurezza stradale, ma anche alle truffe.

In questo senso prendiamo atto che in Italia non c’è l’obbligatorietà della Kasko e questa via potrebbe essere una soluzione per ovviare al problema della sicurezza stradale. Sarebbe sinonimo di civiltà e garanzia per la collettività, anche se mi rendo conto che è molto complicato; in molti paesi, come la Svizzera è stata resa obbligatoria, in altri, come la Francia, è diventata una consuetudine.
Insomma, si tratterebbe di ragionare concretamente sul tema della sicurezza, rimettendo mano a una serie di storture del nostro paese. È chiaro che non è semplice, ma se non si accettano le sfide è evidente che il paese non evolve.

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Tags: assicurazioni periti A.I.P.E.D.

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