Opinioni | 01 Ottobre 2021 | Autore: Tommaso Caravani

​L’auto che non c’è

Produzione auto a rilento: mancano i componenti e i costruttori tardano le consegne. L'editoriale di Tommaso Caravani.

 
Mentre il Governo prolunga l’ecoincentivo per auto ibride e plug-in fino a giugno del 2022, il mondo dei produttori si trova ad affrontare quella che forse è la maggiore crisi produttiva da che esiste l’automobile: mancano i componenti e molte fabbriche si fermano.

Il risultato è che oggi quasi tutte le case auto si trovano a dover posticipare le consegne, cancellando in alcuni casi i contratti. I piazzali dei concessionari, inoltre, si stanno svuotando e le nuove immatricolazioni sembrano non riuscire ad agganciare la ripresa che pure è in atto.
Le conseguenze sono piuttosto paradossali: da una parte si incentiva l’acquisto di auto iper-tecnologiche, dall’altro mancano le auto, tanto che crescono i passaggi di proprietà dell’usato (secondo Forbes, negli Stati Uniti, la differenza di prezzo tra un usato con pochi km e il nuovo è passato dal 10% al 3% e in alcuni casi un veicolo usato in pronta consegna costa più di un’auto nuova).

La sostanza è che il parco circolante europeo e italiano invecchia in maniera costante e il fenomeno non sembra destinato a modificarsi nel breve periodo.
Certamente gli effetti sul mercato sono differenti a seconda dei settori: se la riparazione meccanica indipendente può guardare con ottimismo a un invecchiamento medio del parco circolante, concessionarie e carrozzerie pagheranno la carenza di auto nuove in termini di fatturato.
Tuttavia, le due posizioni sono decisamente differenti: se da una parte le mancate vendite e l'assistenza, che notoriamente gli automobilisti effettuano nella rete ufficiale per i primi anni, penalizzeranno i venditori di auto, dall’altra il chilometraggio medio sta tornando a numeri precrisi e, nonostante il rischio di un aumento dei sinistri antieconomici (a causa della vetustà del parco), anche il settore della carrozzeria dovrebbe poter vedere la luce in fondo a un periodo difficile.

Certo è che, come suggeriscono tutti gli investitori finanziari, è sempre bene diversificare gli investimenti per minimizzare il rischio. Quello che abbiamo capito in questo ultimo periodo è che forse puntare su un solo business per la propria attività riparativa comporta dei rischi: oggi chi offre più servizi, come ruote, meccanica, carrozzeria, traino eccetera ha sicuramente più opportunità di vedere crescere il proprio fatturato.

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