Opinioni | 01 Luglio 2015 | Autore: Tommaso Caravani

La Carta di Bologna

Le tappe e la storia della controriforma firmata da carrozzieri, associazioni dei consumatori, vittime della strada avvocati e patrocinatori.

 

Ho seguito la nascita e la crescita della Carta di Bologna attraverso l'opportunità e la fortuna di moderare la maggior parte degli incontri di questa proposta di legge partita dal basso.

Per chi non sapesse cos'è “la Carta di Bologna” può vedere il sito http://www.cartadibologna.org/index.html e i punti della “carta”. In sostanza si tratta di una proposa atta a regolamentare il settore Rc-auto che, a differenza dell'attuale disegno di legge sulla concorrenza in esame alla camera, punta davvero a introdurre una reale concorrenza nel settore dell'RC auto.

Il vero punto chiave di questa “carta” è che, per la prima volta, i carrozzieri non si sono limitati a opporre un niet a una proposta legilsativa fatta dal governo, ma hanno rilanciato con punti qualificanti proponendo loro stessi una serie di interventi atti a favorire la concorrenza nel settore rc-auto. Nonostante si tratti di un passo fondamentale per il settore della carrozzeria, “dalla protesta alla proposta” come definirono in maniera vincente gli stessi carrozzieri, non è questo il punto di maggior rilievo della proposta nata in seno a Federcarrozzieri. Il vero cambio di passo è stato infatti quello di non proporre un testo che ragionasse solo per i carrozzieri, ma coinvolgere per la sua stesura tutte le categorie interessate dalla riforma. Ed ecco quindi spuntare associazioni di consumatori, le vittime della strada, i patrocinatori, gli avvocati e chi più ne ha più ne metta per arrivare a un testo che in definitiva ha solo un interesse: aumentare la concorrenza nel settore dell'rc-auto, dove l'utente non ha nessuna leva di mercato.

Essendo l'assicurazione auto obbligatoria, infatti, finché il mercato sarà gestito da poche compagnie sarà assai difficile che una vera concorrenza possa attuarsi, mentre facendo in modo che gli attori si moltiplichino e magari introducendo la “portabilità” della polizza (in ogni momento dell'anno, come avviene nella telefonia) probabilmente la pressione aumenterebbe e in definitiva si avrebbe una riduzione dei margini sulle polizze rc-auto.

Al di là della sostanza però, ciò che mi è piaciuto analizzare è stato l'impegno che queste organizzazioni hanno messo nel far conoscere il progetto.


Tutto è nato una sera a Bologna, quando ci fu l'importante manifestazione in cui nacque quella fatidica carta. Era l'11 gennaio 2014 e a Bologna vennero tantissime persone oltre a politici e rappresentati di tutte le associazioni, per far abolire l'articolo 8 del decreto destinazione Italia che fu poi stralciato, da allora la marcia della carta è stata inarrestabile, anche perché i governi hanno continuato a proporre praticamente lo stesso testo in un contesto differente, un disegno di legge:

Genova 15 febbraio 2014 - la grande manifestazione di proposta dei carrozzieri subito dopo lo stralcio dell'articolo 8 del decreto destinazione Italia















Torino 29 marzo 2014 – la proposta nel post “destinazione Italia”








Roma 9 aprile 2014 – Il primo convegno organizzato all'interno delle istituzione presso l'auletta dei gruppi parlamentari



Biella 6 giugno 2014 – L'incontro con la rete Assocar



Cagliari 21 giugno 2014 – la trasferta sarda organizzata dall'ACPC









Benevento 29 novembre 2014 – Il primo incontro al sud Italia



Napoli, 14 marzo 2015 – un momento importante per parlare del ddl concorrenza



















Biella 10 aprile 2015 – Il secondo grande appuntamento coordinato da Assocars



Bologna 30 aprile – la riunione del Cupsit







Latina 9 maggio 2015 – la carta di bologna nel Lazio



Calenzano 16 maggio 2015 – ancora sul ddl concorrenza







Pescara 13 giugno 2015 – la resistenza all'avanzare del ddl concorrenza e le controproposte della “carta”


 

A questo si sommano tanti incontri istituzionali, audizioni svolte dalle sigle che hanno sottoscritto la Carta di Bologna, perché, finalmente, si lavora non solo per protestare nelle piazze, che aiuta ma non risolve i problemi, ma all'interno dei palazzi, convincendo i parlamentari e i senatori a uno a uno per portare le posizione di una ampio arco parlamentare verso una reale concorrenza del settore.

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