
Un ambiente non aperto al pubblico, proprio come i locali che preparano cibo solo per la consegna a domicilio, dove la parola d’ordine è “efficienza” e il cliente non è mai colui che guida l’auto. Siamo stati nella nuova sede di Autocenter Arese a Caronno Pertusella (VA).
Con il Covid, tutti siamo stati costretti a scoprire il mondo dell’asporto e delle consegne a domicilio: un fenomeno che oggi si è normalizzato e che ha dato vita a un nuovo modo di fare ristorazione, con la nascita delle “dark kitchen”.
In realtà, il fenomeno è precedente alla pandemia: le dark kitchen hanno iniziato a diffondersi tra il 2017 e il 2018, tra Stati Uniti e Regno Unito, parallelamente all’esplosione del food delivery e delle app come Glovo e Deliveroo.
Il ragionamento era semplice: perché gestire un intero ristorante con tavoli, cassa, accoglienza e camerieri, quando tutti devono restare a casa? Basta una cucina e qualcuno che consegni. Uno stravolgimento completo del concetto di ristorazione, che ha avuto ricadute anche sul reparto più importante: la cucina. Niente più piatti che tornano indietro, niente più richieste “on demand” o urgenti: tutto viene gestito da un software. È così che la ristorazione ha scoperto il controllo di gestione.
Ora, se questo tipo di approccio ha funzionato in un settore altamente artigianale come la cucina, perché non dovrebbe funzionare in carrozzeria, che già oggi presenta processi semi-industriali?
Forse non è stato questo il ragionamento di Paolo La Vitola, patron di Autocenter Arese, nell’aprire la sua nuova sede a Caronno Pertusella (VA) — oltre 50.000 metri quadrati di terreno e una nuova factory di 12.000 metri — ma il risultato è lo stesso. Le analogie sono molte, e forse oggi possiamo iniziare a parlare di dark bodyshop.
Si chiude al pubblico
La nuova filiale di Autocenter Arese non è aperta al pubblico. L’utente medio che entra è un camionista alla guida di una bisarca, che carica e scarica auto nel grande piazzale dove i veicoli attendono, ordinatamente disposti all’ombra di teli antigrandine. Tutto è improntato alla massima efficienza: dalla presa in carico alla restituzione, fino all'intero ciclo di lavoro.L’attività è coordinata da Paolo Impagliatelli, responsabile del settore carrozzeria, che ha organizzato i processi come in una vera fabbrica. L’obiettivo non è riparare le auto dei privati con esigenze particolari, ma lavorare su grandi numeri, esattamente come nelle dark kitchen.
Nonostante la qualità sia imprescindibile, è necessario standardizzare e snellire le procedure per soddisfare le esigenze del cliente. Ma chi è il cliente? A differenza delle altre sedi di Autocenter Arese, quella di Caronno Pertusella lavora esclusivamente con clienti professionali: flotte di noleggio, concessionari (per il ripristino delle vetture usate) e, in parte crescente, compagnie assicurative.
Una vera e propria fabbrica
Per mantenere bassi i costi è necessario ottimizzare i tempi: ecco perché Autocenter Arese ha introdotto due turni di lavoro in carrozzeria. A spiegarlo è lo stesso Impagliatelli, che proviene da esperienze in carrozzerie semi-industriali.I due turni riguardano solo la carrozzeria, il vero collo di bottiglia della produzione: “Alcune attività — come meccanica, gestione ricambi, levabolli e parte amministrativa — non richiedono il doppio turno. Ma la carrozzeria ha tempi di lavorazione più lunghi. Così possiamo sfruttare meglio gli impianti, rendendoli più produttivi.” Questo ha un impatto diretto anche sui costi, come sottolinea La Vitola: “Se possiamo usare attrezzature costose — come zone di preparazione, cabine forno e tintometro — per il doppio del tempo, dimezziamo i tempi di ammortamento.”
La struttura ospita due sistemi tintometrici Moonwalk di PPG, sei zone di preparazione, quattordici cabine di verniciatura di cui due cabine riscaldate e un locale dedicato alla preparazione dei fondi.
Ma come nelle dark kitchen è stato necessario ripensare il ciclo di lavoro, anche qui sono stati rivisti molti processi interni. “Prendiamo il settore lavaggio – spiega Impagliatelli – di solito le carrozzerie hanno un’area esterna per il lavaggio e una interna per gli interni. Noi, invece, differenziamo il percorso in base al veicolo: alcuni vanno verso una lucidatura veloce, altri verso una pulizia completa degli interni e lucidature più importanti.”
L’efficienza attraversa l’intera struttura, che funziona come un multiservice integrato con meccanica, gomme e levabolli interni. “Abbiamo assunto tre levabolli professionisti — racconta Luca Ceriani, direttore dello stabilimento — non per sostituire i network esterni, ma per avere competenze interne indipendenti. Su alcune flotte o ripristini di usato possiamo così agire più rapidamente, offrendo un servizio molto apprezzato, soprattutto su auto di fascia alta.” Nel reparto meccanica, ogni giorno vengono effettuati circa 20 tagliandi.
I prossimi passi
Nonostante i numeri già imponenti, la struttura è progettata per crescere ancora. Attualmente sono circa 3.500 le auto in transito tra arrivi, lavorazioni e riconsegne. Ma l’obiettivo di La Vitola è espandersi. “Abbiamo acquistato lo stabilimento e abbiamo grandi progetti per il futuro.”È già previsto un autosilos di 13.000 metri quadrati, che sostituirà una palazzina esistente, insieme alla rimodulazione degli ingressi e del flusso veicoli. L’obiettivo finale è attivare tre turni di lavoro, portando l’orario attuale (6-22) a un ciclo continuo H24. Per raggiungere questo traguardo non bastano i clienti: serve una struttura organizzativa capace di gestire numeri sempre maggiori.
“Oggi gli investimenti principali riguardano persone e tecnologia – continua La Vitola – Abbiamo un logistico che studia i flussi, un software interno per localizzare ogni veicolo in tempo reale, integrato con un secondo software per la tracciabilità dei ricambi. Tutto gestito da un’unica interfaccia che segue l’auto dall’inizio alla fine dei lavori.” È in fase di implementazione anche l’integrazione con i portali di flotte e assicurazioni. “Oggi gestiamo tutte le prese in carico, domani vorremmo che i dati si caricassero automaticamente, senza personale dedicato. E poi c’è la formazione: investiamo molto su questo, affianchiamo il personale a tecnici esperti e semplifichiamo le procedure per ridurre i tempi di apprendimento.”
I prossimi due anni, conclude La Vitola, saranno dedicati al consolidamento. Poi, se il modello avrà successo, “Potremmo immaginare qualche altra struttura del genere”.
Nella foto di apertura: Paolo La Vitola, patron di Autocenter Arese.
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