
Abbiamo incontrato Cristina Spanesi per parlare del futuro del settore: un’intervista a tutto tondo sulle sfide e le opportunità della carrozzeria da chi vende attrezzature per carrozzieri in tutto il mondo.
Quando Orazio Spanesi fondò la sua omonima azienda non aveva in mente di diventare un gruppo multinazionale. In fondo si trattava di una naturale evoluzione di un modo di lavorare improntato sulla competenza e sulla correttezza.
Quindi passare dal riparare auto ad aiutare i colleghi con soluzioni che semplificavano il lavoro, è stato un passo naturale. In effetti molte aziende del mondo automotive sono nate così: pensando in maniera altruistica. Una soluzione tecnica che potrebbe avvantaggiare il singolo porta molti più benefici, e la storia ci dice anche soldi, se viene messa a fattor comune con chi fa lo stesso mestiere.
Oggi l’azienda ha le caratteristiche di una multinazionale, con filiali negli Stati Uniti e in Cina, oltre che uffici in mezzo mondo, dalla Germania al Regno Unito, passando per Francia, India e Tailandia, eppure rimane un’azienda a carattere familiare, con la seconda generazione che ha permesso all’azienda un salto importante proprio nella crescita internazionale.
Nonostante questo, il settore della carrozzeria sta affrontando nuove e difficili sfide e così, in una chiacchierata estiva, abbiamo chiesto a Cristina Spanesi, oggi a fianco del fratello Simone nella gestione del gruppo (mentre l’altro fratello, Andrea, si occupa dello sviluppo della carrozzeria Spanesi Car Service) quali sono secondo lei le prossime sfide del mercato e quale sia il suo punto di vista sul futuro del settore.
Cristina, il mercato è in una situazione difficile: da una parte la tecnologia, sempre più complessa, dall’altra la mancanza di manodopera. Problemi che l’Italia condivide con tutto il mondo. Come se ne esce?
In primo luogo con la competenza. La competenza è l’unica cosa che non possono toglierci e che permette alle aziende di restare sul mercato. Vale per la nostra realtà, ma vale anche per le carrozzerie.
Venendo alla sua domanda, credo che i due temi citati siano intrinsecamente legati e la risposta sia una sola: la crescita tecnologica. Da un parte è certo che la complessità sta aumentando. Le nuove auto richiedono standard e competenze differenti, ed è vero che in tutto il mondo, nel settore della carrozzeria, esiste una carenza di manodopera importantissima.
Sono sfide cui pensiamo spessissimo e la nostra risposta è che solo attraverso la crescita delle competenze se ne possa uscire.
Mi spiego meglio: l’aumento della tecnologia sulle vetture non arriva dal cielo, è il frutto del lavoro degli ingegneri e dei progettisti. Quindi, se si vuole cavalcare il cambiamento e non lasciarsi travolgere, è chiaro che bisogna confrontarsi con questa gente.
Noi come Spanesi ormai da anni abbiamo modificato il nostro approccio: oggi il dialogo con le case automobilistiche e con i produttori di vernici riteniamo sia fondamentale per permettere a noi di sviluppare nuovi prodotti, a loro di poter riparare i loro veicoli e ai carrozzieri sparsi per il mondo di svolgere il proprio lavoro.
Questa attività ci costa parecchia fatica, ma ci permette di creare soluzioni sempre più semplici da utilizzare, ma anche più efficaci nella riparazione. Questo consente di aumentare la produttività a parità di personale: se non si trovano nuove figure professionali bisogna che quelle che abbiamo producano di più nello stesso tempo, possibilmente senza spremerle come limoni.
La produttività è uno dei punti critici di tutte le aziende italiane, eppure l’Italia non è così indietro come tecnologie rispetto ad altri paesi. Cosa non funziona nello specifico in carrozzeria?
Spesso l’abitudine. Il “si è sempre fatto così” è il nemico numero uno degli imprenditori, ma questo vale per tutti. La carrozzeria in particolare soffre di un’immagine non bella agli occhi del pubblico e questo ha inciso molto anche sugli imprenditori.
Gente come mio padre, che ha sempre creduto nella crescita e nello sviluppo, sono persone rare in questo settore; in passato soprattutto molta gente si è banalmente accontentata. Oggi, per fortuna, le cose stanno cambiando, ma trovare aziende che vogliano ripensare il proprio business, modificare la propria immagine e presentarsi come aziende all’avanguardia è ancora troppo raro.
Fortunatamente il cambiamento è iniziato e alcune grandi carrozzerie, a iniziare dalla nostra Spanesi Car Service, guidata da mio fratello Andrea, hanno iniziato a capire che se ci si presenta bene cambia anche la percezione degli automobilisti nei confronti dei carrozzieri.
Spanesi nasce sotto lo slogan “creato dai carrozzieri per i carrozzieri”, che richiama l’attività storica di suo padre e in fondo, la storia dell’azienda. Ma con una crescita internazionale ha ancora senso avere una carrozzeria di proprietà? Questo non vi crea problemi con i clienti?
Assolutamente no, non ci crea alcun problema, anzi. Avere una carrozzeria di proprietà è sempre stata una nostra caratteristica distintiva. Questo perché qui possiamo provare tutte le nuove attrezzature, ma soprattutto perché proprio dal lavoro della carrozzeria arrivano molte delle idee che poi i nostri ingegneri sviluppano per il mercato.
Anche se la carrozzeria è quindi un laboratorio continuo, che modifichiamo spesso proprio per testare le nuove attrezzature, resta una carrozzeria e come tale deve essere un’azienda produttiva e in utile, quindi verifichiamo subito se e cosa funziona.
Come gli altri, anche noi abbiamo un problema di manodopera, quindi ottimizzare il lavoro è fondamentale in primis per noi. Inoltre, è un laboratorio anche per le nostre idee: per esempio è la prima carrozzeria dove abbiamo installato la nostra linea di arredo, presentata qualche anno fa, che è nata pensando proprio a come si presenta un’azienda, ma anche all’ambiente di lavoro.
Mi spiego meglio: è evidente che avere una reception ordinata e gradevole predispone meglio i clienti, ma anche un ambiente di lavoro pulito ed efficiente influisce positivamente su chi ci deve lavorare, con il risultato che la produttività (torno sempre su questo punto), aumenta.
Voi siete presenti in tutto il mondo: in cosa le carrozzerie all’estero sono differenti da quelle italiane e che consigli darebbe a un carrozziere italiano oggi?
Non esiste un qualcosa di differente che sia comune a tutti i paesi: la carrozzeria ripara auto e questo è quello che fanno o provano a fare i carrozzieri di tutto mondo. Certo, se si guarda ad alcuni paesi, come gli Stati Uniti o l’Australia, esistono strutture enormi, che lavorano come vere e proprie fabbriche; di contro ci sono paesi dove le carrozzerie sono ancora a uno stadio direi quasi minimo per soddisfare delle riparazioni decenti.
Forse, quello che noto in Italia, è una certa avversione agli investimenti. C’è quasi un senso di rassegnazione quando si guarda al nostro paese: non si investe con la prospettiva di un futuro migliore, di maggiori guadagni e di essere più competitivi della concorrenza, anche solo del carrozziere che è a poche centinaia di metri da noi.
Ogni investimento sembra un male necessario e questo mina i sentimenti anche dei dipendenti e in definitiva contribuisce ad alimentare l’immagine negativa della carrozzeria.
Quindi il consiglio che darei è guardare al futuro con maggiore ottimismo e pensare che proprio le avversità rappresentano delle opportunità per chi ha voglia di investire e crescere.
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